domenica 9 giugno 2013

Metamorfosi, di Tanja Agazzi




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La poetica di Tanja Agazzi, che abbiamo lasciato in “Iceberg” ancora piena di dubbi e ansie irrisolte, ci sembra che, ora, abbia raggiunto una grande consapevolezza di sé e una maturitá sia stilistica che nelle tematiche.In modo lirico ma esplicito, la prima poesia che presento in questo nuovo volume esprime il passaggio a cui ho voluto fare riferimanto prima. La corsa lungo una strada diritta che é davanti alla poetessa é sicuramente simbolica, pur rappresentando solo una linea temporale, Molto piú pregnante é il dolore che viene rappresentato nella prima parte della stessa poesia, una dolorosa ricerca nella quale talora lei, ma ognuno, si sente persa. Una condizione questa che é sottolineata da quella ombra che si perde, una sensazione di annichilimento che viene risolto solo alla fine (ma puó avere fine una ricerca di questo tipo?) quando le ombre sono due, l’identitá del passato e la proiezione verso il futuro. Un futuro che ora l’autrice riesce a immaginare ed é pronta a costruire. Ci sono in questa lirica, che, come é ovvio, mi ha molto colpito, anche figure retoriche interessanti, come quella della poetessa che prende a pugni l’aria, la schiva e poi la sfida, che sono atti necessari per riprendere la corsa verso una meta che é permanentemente lontana.Il dolore e la sofferenza del suo primo volume, come deve essere, qui é solo un’eco, un’eco che é particolarmente presente in “Salve fratelli”, ma anche qui il dolore non é portato a involversi nell’anima di Tanja Agazzi, quanto ad esprimere una consapevolezza, non priva di rimorsi, che la proietta a un fare che é necessario per superare il dolore stesso.In questa lirica, infatti, c’é la dolorosa consapevolezza raggiunta dalla poetessa di non aver capito “chi cammina a testa bassa”, almeno fino a quando lei stessa non si é sorpresa a camminare nello stesso modo, ingrossando le file di questi infelici. Ed ecco che riappare un tratto che é tipico di tutto questo volume, il suo atto di ribellione, il suo non rassegnarsi alla sorte. Rivolta agli altri sofferenti li intima di non chiamarla “compagna del silenzio” e li invita, invece, a parlare e ascoltare se stessi e gli altri. Non a caso troviamo, subito dopo, due poesie rivolte al padre, “un uomo freddo e distante”, e alla madre che non ha conosciuto e che ha avuto paura di amarla. Un disagio forte e che tuttavia non sono piú in grado di piegarla.Come nell’altro volume, l’amore resta un tema centrale. Ma se prima poteva assumere le sue diverse forme dell’amicizia, dell’amore genitoriale, della donna desiderata, adesso é solo quest’ultima forma che finisce per prevalere con una maturitá che cambia il modo con cui viene affrontato.Ancora c’é la paura che potrebbe perdersi nel suo silenzio, lasciandola sola a pensare ai suoi domani e a “cosa non sará”. Proprio questi sono i due aspetti che restano centrali nella lirica di Tanja Agazzi: l’amore e il suo contrario, la solitudine. Ma non é forse vero che questa ansia é in tutti noi?Altro aspetto di grande impatto nella lirica dell’autrice é la sensualitá con cui tratta l’argomento dell’amore, come appare in “saperti sentire”.Ció che é assolutamente diverso rispetto al passato é la grande cognizione che la poetessa ha raggiunto e che permette di coniugare coerentemente l’affernazione dell’amare se stessi, con l’accento posto sul “noi”, in un contesto che non trascura momenti intimistici e onirici.Pur senza rinnegare quanto appena detto, nell’opera che propongo ai lettori c’é spazio per l’amicizia, la paura, il sogno, in altre parole per le diverse facce della vita.A questo punto, ma senza ridurre il mio entusiamo per questo volume, vorrei azzardare una piccola critica, meglio un appunto che Tanja Agazzi potrebbe tenere presente nel suo prossimo volume, quello di non esprimere una poetica ancora troppo chiuso nell’orizzonte del sé. Occorrerebbe incominciare a parlare anche del contesto nel quale si svolge la sua vita e quella di tutti noi. Mi piacerebbe leggere delle poesie nelle quali Tanja si fa attraversare dal mondo per raggiungere, e mi scuso per il mio uso di figure retoriche, nuove stazioni da cui partire coraggiosamente verso altri mondi. Vorrei vederla alle prese con un viaggio rivoluzionario di liberazione nel quale non restare piú increduli davanti a “violente veritá imprigionate”.In conclusione, mi sento di poter dire che l’aspetto che risalta con piú evidenza nella lettura dell’opera di Tanja é la forza contenuta nei versi che dimostrano anche la forza interiore e la maturitá intellettuale e personale raggiunta dall’autrice. Quindi sono giá ora ansioso di poter contribuire ad accompagnare la nostra cara amica in una nuova tappa della sua crescita sia come donna sia come poetessa.


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