sabato 8 giugno 2013

Il campo del dolore, di Karen Blixen


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Il racconto, che fa parte della raccolta “Racconti d’inverno”della Blixen, si caratterizza per una drammaticità toccante, di quella capace di inumidire gli occhi ma anche di essere priva di urla. La protagonista, al di lá del naturale corollario di personaggi, è una povera donna con un unico figlio che viene accusato di bracconaggio, rischiando persino la vita. Ma lei sfida il padrone ottenendo da lui la promessa che, qualora fosse riuscita a mietere da sola il campo di segale in una giornata, le avrebbe liberato il figlio.
La donna accetta le condizioni di questa sfida e, quando arriva il tempo, inizia questo confronto mortale, dall’alba al tramonto.
La mietitura della donna, sempre sullo sfondo, ha comunque la capacità di scandire il tempo del racconto e resta centrale anche quando lo zio e il nipote trattano dei massimi sistemi.
Comunque tutto il racconto resta ancorato a un selvaggio bisogno di rigenerazione della stirpe per assicurare la continuità della famiglia, ma mentre per lo zio padrone e il nipote si tratta di assicurarsi un ancoraggio con la storia, quasi ad assicurarsi una immortalitá, per Anne Marie c’è solo il proprio amore materno per il figlio e in questo non c’è solo una differenza morale, etica, ma il fallimento di una nobiltà terriera che non sa andare oltre gli interessi materiali nelle relazioni tra i diversi componenti delle famiglie.
Anche il nipote, uomo di mondo, vissuto per molto tempo all’estero, in contatto con il grande mondo delle corti europee, in fondo è scappato dall’angusto orizzonte che viene imposto dalla sua famiglia. Non di meno, quando muore il giovane cugino, egli ritorna e sente di poter riallacciare un rapporto con la propria terra, ma presto sarà combattuto tra il suo desiderio di ricerca del significato della vita e la convinzione di essere tutti condizionati e soggetti al proprio destino.
La Blixen scrive il suo racconto con una grande intensità che permette ad Adam e allo zio di discutere sulla superiorità degli dei nordici su quelli mediterranei; oppure alla sposa del vecchio zio di sentire vibrare la propria fisicità; e ancora ad Adam di disquisire sulla necessità di ricercare come arrivare ad una unicità sistemica di quanto avviene nel mondo.
Ma è nel culmine dello scontro che contrappone il nipote e lo zio, proprio sulla questione di Anne Marie, che Adam riesce ad arrivare alla conclusione che solo entro la luce del sacrificio individuale possa rivelarsi una superiore umanità. Qualcosa che ha proprio davanti agli occhi e che lo determina a non andare via.
D’altra parte la figura di Anne Marie appartiene a quei giganti popolari che hanno riempito la storia della letteratura mondiale. In ogni caso è a lei che la Blixen dedica il passo più intenso da un punto di vista emotivo e sicuramente il più toccante : …Ma dopo un attimo ella alzò la mano, lentamente, con un gesto malcerto, annaspando nell’aria per arrivare al viso del figlio, e gli toccò la guancia. La guancia era bagnata di lacrime, che parvero trattenere leggermente le punta delle dita, come se lei fosse incapace di vincere quella tenuissima resistenza o di ritrarre la mano

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