lunedì 10 giugno 2013

La poesia della Palestina, a cura di Roberto Nicoletti


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Da molti anni seguo l’evoluzione della questione palestinese, in particolare collaborando con associazioni di amicizia Italia-Palestina. Abbiamo pubblicato un libro che raccoglieva le testimonianze di amici e compagni che erano andati nei territori occupati dalle truppe armate di Israele e testimonianze e ricordi di palestinesi che vivono a Brescia da molti anni. Ho ridotto a lettura teatrale “Con il vento nei capelli” di Salwa Salem e, come Arcilettore, l’abbiamo rappresentata tantissime volte nelle biblioteche o nelle feste dell’unitá. Abbiamo fatto venire, in collaborazione con un centro di iniziativa per la pace, esponenti della comunitá di Navé Shalom (un’esperienza di convivenza di palestinesi e israleliani) e, ora, abbiamo redatto in forma di ebook sia una vecchia raccolta di poesie palestinesi del periodo del Movimento Studentesco (i miei anni eroici) sia una raccolta di poesie che ho trovato nella rete.
Perché questa scelta?
Ci sono diversi ordini di motivi. Il primo l’ho condiviso con un grande scrittore, Grosman, che definisce la situazione attuale tra arabi e palestinesi come quella di due popoli prigionieri dei propri estremismi. Ma lo scrittore israeliano (ps. Io non parlerò mai di mussulmani ed ebrei perché le scelte religiose sono affari personali di ogni individuo e non un elemento di rilevanza collettiva) ammette che a Israele, in quanto Stato con una potenza economica e militare superiore, spettano le maggiori responsabilità. Al contrario, gli stati occidentali tendono a guardare gli avvenimenti medio-orientali con uno strabismo che condanna i palestinesi al ruolo di terroristi e gli israeliani a quello di cane da guardia degli interessi del nord del mondo. Continuare su questa strada non può che portare ad una esasperazione dei conflitti, anche tenendo conto che nel nord africa si sono verificati e si verificano dei cambiamenti che potrebbero andare nel senso di un approdo alla democrazia se solo l’Europa e gli USA li sosterranno. La guerra non é una soluzione dei problemi che abbiamo di fronte, e questa é una cosa ovvia dopo le esperienze in Afghanistan e Iraq, ma questo sembra non essere compreso dalle grandi cancellerie che non trovano meglio da fare che continuare a mostrare i muscoli.
Ma se questa é la motivazione ragionata in termini politici, quella che mi ha fatto scegliere di schierarmi a favore dei Palestinesi é semplicemente che sono sempre stato dalla parte dei più deboli e delle vittime.
E questo mi porta a un’altra considerazione che giustifica la decisione di mettere a disposizione di tutti, e in modo gratuito, questi ebook. Nella mia vita intellettuale una delle lezioni piú importanti che ho interiorizzato é senz’altro quella dell’importanza della memoria. Primo Levi é stato un mio punto fermo. La lettura dei suoi libri, ma in particolare “Se questo é un uomo”, sono stati un momento di acquisizione di valori etici fondamentali. Ognuno di noi ha delle letture che sono state fondamentali, dei libri che hanno segnato un confine tra un prima e un dopo. Per me é stato leggere Primo Levi. Ma la comprensione dell’enormità dei delitti contro l’umanità compiuti dai nazisti e dai fascisti non si é mai fermata a un momento fermo della storia, al contrario ho dovuto vivere molte e molte situazioni nelle quali questa consapevolezza mi ha fatto ribellare alle visioni dominanti: dal Vietnam all’invasione della Cecoslovacchia, alle stragi africane, all’invasione dell’Afghanistan da parte dei sovietici e poi degli americani, e avanti passando dalle violenze dei dittatori sudamericani, la guerra civile libanese, il settembre nero dei Palestinesi, le guerre preventive ecc…
Come diceva Primo Levi “un popolo senza memoria é condannato a rivivere sempre il ripetersi degli errori”. Tuttavia non avrei mai immaginato che proprio Israele, un paese nato per dare rifugio a chi era stato vittima della shoa, sarebbe stato lo stato con minore memoria. Non puó essere una giustificazione il “mai piú vittime senza reagire”, perché se é giusto rifiutare il ruolo di vittime e, quindi giustificare la ribellione, quello che accade nei territori occupati ha trasformato gli israeliani in carnefici.
La lettura di questi libri di poesia mi ha portato a sentire una vicinanza tra la ribellione palestinese all’occupazione israeliana alla nostra guerra di liberazione dal nazifascismo e non mi sento addosso la comoda accusa di antisemitismo, queste sono cose che lascio ai fanatici di ogni tempo e Paese.

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