lunedì 10 giugno 2013

Lista d’attesa, di Arturo Arengo


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Questo racconto, benché non sia la prima volta che lo rileggo, riesce a stupirmi ancora per la freschezza con la quale l’autore riesce a rappresentare il microcosmo delle persone in lista di attesa in una stazione di autobus a Cuba.
Ho visto anche il film che si è ispirato a questa storia, ma non mi sembra che sia riuscito a cogliere lo spirito di questo piccolo capolavoro.
Giá il fatto che ci troviamo di fronte a code che non sono di poche ore, ma addirittura di mesi, rappresenta un paradosso con il quale l’autore intende fotografare la societá cubana. Cosí, ad esempio, la folla diventa una comunità collaborativa, governata dall’impegno volontaristico di tutti, ma anche per questo da leggi autoritarie che dovrebbero difendere quel tentativo di contrastare il caos. La controparte diventa l’amministrazione della stazione degli autobus, con la quale “l’esecutivo”realizza una trattativa per contrastare la speculazione dei negozianti e il mercato nero, oppure per ottenere migliori condizioni igieniche.
Tutto sembra funzionare e la vita della comunità consolida, nella narrazione, il suo essere il paradigma di una societá, con la sua scuola, il suo morto a cui segue il funerale, con la speranza di una nascita, ecc…
Una situazione che viene presto considerata come definitiva, e non transitoria, tanto che la prospettiva, diventa reale di una prossima partenza viene vissuta come una separazione, la fine di una speranza.
Per un amante da sempre della letteratura sudamericana, come mi ritengo, questo racconto rappresenta l’ennesima conferma dell’unicitá di questo filone narrativo, ma soprattutto del fascino che esso possiede.

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