sabato 8 giugno 2013

La vigna di Andrea, di Rosaria Tenore


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Chi ha avuto modo di leggere gli altri libri scritti da Rosaria Tenore riconoscerà in queste pagine la genesi del suo stile letterario.I tratti dei personaggi che popolano le pagine di questo libro; la costrizione della sua narrazione; l’eleganza della sua scrittura, sono i tratti che ho potuto rinvenire anche in tutte le altre opere, compresi i racconti. Si tratta di fotogrammi di un processo evolutivo e di maturazione letteraria come pochi.Si potrebbe dire che con questo lavoro, ambientato a Cerignola, l’autrice abbia aperto una trilogia, anche se negli altri libri, “Zizì Caterina” e “Mario capagloriosa”, oltre alla biografia dei personaggi protagonisti c’è un grande affresco storico che in questo suo romanzo d’esordio è più attenuato.In questo lavoro, infatti, la Tenore si è cimentata in un romanzo di assoluta fantasia percorso, dalla prima all’ultima pagina, da un mistero che sarà svelato solo nelle ultime righe.Eppure in Domenico si può cogliere l’archetipo dell’uomo del sud che nasce dai racconti che l’autrice ha ascoltato da bambina. Domenico è un uomo che porta con sé il senso della tragedia umana, che viene vissuta con la dignità di chi si sente nel giusto. Un uomo che non ha mai chinato il capo di fronte alle avversità che ha dovuto affrontare e al dolore che esse gli hanno portato. Egli è là, nella sua Terra Vecchia, per nulla abbagliato dalle comodità delle case moderne, tra quelle case e quelle pietre dove ha amato e pianto la morte del figlio, dove ha patito la fame e rubato per dare da mangiare alla famiglia, dove ha visto morire la moglie.E anche la nuora, Immacolata, è un personaggio nel quale si intravvede la figura di donna indipendente, risoluta che sarà meglio descritta in “Zizì Caterina”. Lei che, rimasta vedova di Michele, morto ammazzato, e con un figlio, afferma che mai quel bimbo prenderà la strada del padre. Una donna che ha già fatto un piano per la sua vita e quella del figlio e sa che lo realizzerà anche se dovrà sfidare domineddio.Michele è lo sconfitto, l’uomo che non ha saputo prendere dal padre quella dignità che gli consente di guardare negli occhi la vita, ma preferisce le scorciatoie che gli offrono le rapine o gli accordi con la camorra napoletana. La sua fine è l’inevitabile epilogo di una vita a cui non ha saputo dare il giusto valore.Con loro si confrontano, infine ma su piani temporali diversi, Andrea, Teresa e Luis, il soldato francese reduce dalla battaglie combattute con gli spagnoli per il possesso di quelle terre così fertili.Il romanzo, riletto a distanza di vent’anni, mi ha preso con la stessa passione di quando l’ho letto la prima volta e non dubito che coglierà nello stesso modo anche chi, tra coloro che approfitteranno della possibilità di scaricarlo gratuitamente, si avventurerà a leggerlo per la prima volta.

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