sabato 8 giugno 2013

I federati di Roccavigilia, di Rosaria Tenore


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Mi riempie di orgoglio presentare un altro libro di questa autrice che amo come scrittrice, oltre che come la mia dolcissima compagna di vita.
Questa opera non ha mai visto la luce in una casa editrice per la loro insipienza e per la loro incapacità di dare il giusto supporto pubblicitario per valorizzare l’opera stessa e farla conoscere.
La straordinarietà di questa avventura, che vede come protagonista uno scrittore, Cesare Montini, nei panni di un intellettuale, dopo sedici anni possiede una straordinaria attualità nella lettura della realtà del nostro Paese. In questa affermazione c’è tutta la frustrazione di un cittadino, ma anche la caratura creativa di una scrittrice come Rosaria Tenore che ha scritto un libro che, pur ispirata a un momento storico caratterizzato dall'apparente irresistibile ascesa della Lega Nord, ha finito per produrre un lavoro che va fuori del tempo e propone l'universalità di uno scontro tra una politica di potere e il diritto/dovere del cittadino di ribellarsi nel nome di una politica che anteponga gli ideali alla mediocre gestione di interessi contrastanti.
C’è tutto un campionario di realtà che in ogni tempo sono alla base della decadenza morale del nostro Paese e delle politiche che si succedono  annunciando cambiamenti che non si realizzano e che, invece, costituiscono sempre il primato della continuità, per non andare lontano, con il buio periodo fascista. In fin dei conti la legge sull'immigrazione è il nostro moderno “manifesto della razza”che abbiamo saputo produrre.
E così c’è il giornalista che ha venduto la propria libertà di pensiero al padrone di turno, in cambio di una relativa agiatezza: c’è la laida figura del vescovo che in nome della realpolitik cerca di mettere la museruola al prete di frontiera, Don Paolo, anche se questa realpolitik nasconde il volto insanguinato della mafia; c’è il vecchio ebreo, Daniele, reduce dai campi di concentramento, che si unisce alla marcia di Montini, spaventato dai rigurgiti di razzismo che non sembrano aver accolto l’insegnamento che ci avrebbe dovuto dare la nostra memoria; ci sono due ragazzi soli ed emarginati che cercano di riscattarsi; ci sono i volti biechi del potere, come Landi e Pasini, che sono disposti anche a uccidere pur di raggiungere i loro scopi; c’è il prototipo del militante del Nuovo Movimento di Landi, il padronicino di una “fabrichetta”che non ha capito niente e involontariamente da una mano decisiva alla riuscita dell’iniziativa di Montini.
E poi c’è tanto amore in questo libro, l’amore di Montini e Anna, o quello un po’ più complicato tra Beppe e Sara; quello giovanile tra i due ragazzi; ma soprattutto c’è l’amore per la gente del nostro Paese, per quella gente che ha sempre combattuto per affermare principi di libertà, di giustizia, di solidarietà, di fratellanza, quei principi che sono nella nostra carta costituzionale e che spesso, troppo spesso, dimentichiamo; in una parola c’è il desiderio di non perdere la speranza di un cambiamento che non divida tra chi è ricco e cerca di diventarlo sempre di più e chi è povero e sembra condannato a diventarlo sempre di più.
È un libro imperdibile, che saprà commuovermi fino alle lacrime, darvi il piacere di un sorriso, e, soprattutto, tante occasioni di riflessioni.

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