In un paese della Sicilia, durante una battuta di caccia vengono uccisi
due uomini, il farmacista Manno e il dottor Roscio. Poiché il primo aveva
ricevuto negli ultimi tempi diverse lettere minatorie, a causa delle sue
presunte relazioni extraconiugali, si giunge all'ovvia conclusione che
l'obiettivo dell'omicidio fosse lui, mentre il secondo solo un testimone ed una
vittima innocente. Le indagini seguono la pista del delitto d'onore e portano
all'arresto del padre e dei fratelli di Rosina, servetta adolescente forse
sedotta da Manno.
Paolo Laurana, insegnante liceale che lavora a Palermo, marginale
rispetto alla vita di paese, con un passato di militanza comunista, considerato
asociale ma innocuo dalle forze dell'ordine, è convinto che la storia non sia
così semplice come appare, perché aveva potuto vedere prima degli omicidi una
delle lettere minatorie ed aveva notato che le lettere di giornale con cui era
composta provenivano da una copia dell'Osservatore Romano, un'improbabile
lettura per gli accusati: pastori analfabeti. Rende partecipi dei propri
sospetti Luisa, la vedova del dottor Roscio, forse il vero obiettivo
dell'assassino, e il cugino di lei, l'avvocato Rosello, importante notabile del
luogo. Mentre la prima aiuta Laurana nella sua indagine personale, Rosello
accetta di prendersi carico della difesa degli innocenti agli arresti.
Laurana incontra gli unici destinatari locali del quotidiano vaticano:
il curato di Sant'Amo, religioso di scarsa vocazione, votato piuttosto a
"salvare" dalle piccole chiese di campagne oggetti artistici a favore
di danarosi collezionisti privati, che gli è d'aiuto nel capire che sotto le
placide apparenze della vita del paese si nascondono intrighi pericolosi;
l'arciprete, zio di Luisa e Rosello, che li ha cresciuti come figli.
Prosegue poi le sue indagini a Palermo, dove l'antica amicizia con un
deputato comunista gli permette di scoprire che Roscio si era recato a Roma per
denunciare le attività illegali di qualcuno di cui però non aveva fatto in
tempo a rivelare il nome. Presso il padre di Roscio, luminare della medicina
ridotto alla cecità, trova il diario nel quale l'assassinato ha preso nota di
una serie di accuse a carico dell'avvocato Rosello. Quando poi vede
quest'ultimo in compagnia di Raganà, un famigerato malavitoso, si convince
definitivamente che il mandante dell'omicidio sia proprio colui che era
riuscito a sviare brillantemente qualsiasi sospetto con la generosa difesa dei
presunti assassini.
Laurana decide di rivelare a Luisa il contenuto del diario, depositato
per precauzione in una cassetta di sicurezza, esprimendole però anche le
proprie perplessità sul suo stretto rapporto con il cugino. Lei ammette che da
giovani erano stati sentimentalmente legati, ma lo zio arciprete aveva impedito
che si potessero sposare e l'aveva costretta ad un matrimonio con un uomo che
non aveva mai amato. Luisa sembra disposta, malgrado questo, a sostenerlo nelle
accuse contro Rosello, e Laurana è ben pronto a credere alla donna di cui si è
infatuato.
Ma questa attrazione gli sarà fatale. Dopo essere scampato ad un primo
tentativo di Rosello di liberarsi definitivamente di lui, commette l'errore di
raccontare a Luisa che si è salvato solo grazie ad un bluff, vantando
l'esistenza di un diario delle proprie indagini che in realtà non esiste. La
donna lo tradisce abbandonandolo al proprio destino in un luogo solitario, dove
viene raggiunto dai sicari che lo uccidono.
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RispondiEliminaVorrei far notare che la trama indicata sotto il titolo "Ciascuno a suo modo" di L. Pirandello, è totalmente errata. Si tratta, in realtà, della trama del romanzo "A ciscuno il suo" di L. Sciascia. Gaffe pirandelliana dei curatori di questo blog?
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