Il "nostro eroe" (come lo chiama l'autore), o protagonista
della storia è il consigliere titolare Jakov Petrovič Goljadkin, di cui è
descritto passo dopo passo il degrado psicologico, fino al raggiungimento della
follia vera e propria.
Jakov Petrovič è innamorato della figlia del proprio superiore, Klara
Olsuf'evna; dopo essere stato vergognosamente cacciato da una festa presso il
palazzo di lei, incontra una curiosa figura che non solo gli somiglia in
maniera impressionante, ma porta anche il suo stesso nome, oltre ad aver
vissuto la sua stessa storia e provenire dal suo stesso paese. Egli lo segue in
ogni luogo, ed è presente specialmente nelle situazioni più goffe e
imbarazzanti: col suo sorriso beffardo e le sue battute pungenti non esita a
umiliare ulteriormente il protagonista della storia.
Questo Goljadkin minore, come lo chiama l'autore, si rivelerà infatti
un vero e proprio antagonista del Goljadkin maggiore: lo metterà in ridicolo
davanti a tutti i colleghi e otterrà la fiducia delle persone più autorevoli
della società pietroburghese, a discapito del "nostro eroe", che nel
patetico tentativo di salvaguardare la propria dignità e mettere in cattiva
luce il suo nemico, perderà ogni briciolo di considerazione da parte di tutti.
Il racconto termina allorché Jakov Petrovič è attirato con l'inganno ad
una festa, dove in realtà lo attende il medico Rutenspitz per portarlo in un
istituto d'igiene mentale: il sosia del signor Goljadkin si rivela essere una
mera proiezione di determinati aspetti della coscienza di questi.
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