giovedì 19 dicembre 2013

Il sosia, di Fëdor Dostoevskij



Il "nostro eroe" (come lo chiama l'autore), o protagonista della storia è il consigliere titolare Jakov Petrovič Goljadkin, di cui è descritto passo dopo passo il degrado psicologico, fino al raggiungimento della follia vera e propria.
Jakov Petrovič è innamorato della figlia del proprio superiore, Klara Olsuf'evna; dopo essere stato vergognosamente cacciato da una festa presso il palazzo di lei, incontra una curiosa figura che non solo gli somiglia in maniera impressionante, ma porta anche il suo stesso nome, oltre ad aver vissuto la sua stessa storia e provenire dal suo stesso paese. Egli lo segue in ogni luogo, ed è presente specialmente nelle situazioni più goffe e imbarazzanti: col suo sorriso beffardo e le sue battute pungenti non esita a umiliare ulteriormente il protagonista della storia.
Questo Goljadkin minore, come lo chiama l'autore, si rivelerà infatti un vero e proprio antagonista del Goljadkin maggiore: lo metterà in ridicolo davanti a tutti i colleghi e otterrà la fiducia delle persone più autorevoli della società pietroburghese, a discapito del "nostro eroe", che nel patetico tentativo di salvaguardare la propria dignità e mettere in cattiva luce il suo nemico, perderà ogni briciolo di considerazione da parte di tutti.

Il racconto termina allorché Jakov Petrovič è attirato con l'inganno ad una festa, dove in realtà lo attende il medico Rutenspitz per portarlo in un istituto d'igiene mentale: il sosia del signor Goljadkin si rivela essere una mera proiezione di determinati aspetti della coscienza di questi.

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