Verseggiando a meraviglia ed anche poetando stupendamente, si può
spropositare in politica, anzi non capirne un acca. Gli esempli abbondano. Fra
i contemporanei il più splendido ed ovvio è quello del besanzonese Vittor Hugo,
il quale divulgò un volume di giambi archilochei contro la Maestà di Napoleone
III, tanto belli ed ingiusti che, resi inoffensivi dalla esagerazione stessa,
venivan declamati per ischerzo ed isvago ed ispasso ed iscapricciamento dalla
Imperatrice Eugenia e dagl'intimi della corte, durante le prosperità del
magnanimo alleato nostro e benefattore. Jacopo Sannazzaro ci offre un'altra
istanza più remota di valore epigrammatico unito ad insipienza politica.
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