Vasilij Andreič Brechunòv, un ricco
proprietario terriero, è molto abile negli affari, egoista e senza scrupoli. Di
recente Vasilij Andreič ha avviato le trattative per l'acquisto di un bosco da
uno sprovveduto proprietario che vive a Gorjàčkino, una località non lontana.
All'indomani della festa di San
Nicola (6 dicembre) Vasilij
Andreič decide di partire in fretta con una slitta a cavallo alla volta di Gorjàčkino,
per concludere l'acquisto, in quanto teme che qualche altro mercante possa
soffiargli quell'affare assai vantaggioso. Vasilij Andreič porta con sé «Nikita,
un suo lavorante cinquantenne ovunque stimato per la sua gran voglia di
lavorare, per l'abilità e la forza che metteva in tutto quello che faceva e
soprattutto per il suo carattere buono e gentile. [...] Vasilij Andreič pagava
a Nikita non gli ottanta rubli che gli sarebbero toccati per il suo lavoro, ma
quaranta rubli, e glieli dava per di più non tutti insieme a scadenza fissa, ma
un poco per volta, di quando in quando, e nemmeno in contanti, ma sotto forma
perlopiù di merci della sua bottega — alzandone inoltre i prezzi».Il viaggio si
svolge in condizioni sfavorevoli: nevica, fa molto freddo e si prevede un
peggioramento delle condizioni meteorologiche. Per fare in fretta, Vasilij
Andreič decide di percorrere una scorciatoia poco frequentata. Dopo qualche
tempo inizia tuttavia una tormenta; il cavallo è stremato e si ferma. Nikita
ritiene che occorra passare la notte all'aperto, in una fossa scavata nella
neve. Nikita stacca pertanto il cavallo dalle stanghe, lo ricopre con un
lenzuolo di iuta, per proteggerlo dal freddo, e pone la slitta in alto («Così
se la neve ci coprirà, qualche brava persona lo vedrà e verranno a scavare qui»).
Il padrone ritiene però che la sosta possa fargli perdere l'affare: slega
nuovamente il cavallo, lo monta e si allontana dalla posizione precedente
abbandonando Nikita. Quest'ultimo, vestito in modo inadeguato, si rende conto
di essere stato abbandonato dal padrone e aspetta con rassegnazione la morte.Viaggiando
però nel buio, Vasilij Andreič perde l'orientamento. Dopo un lungo peregrinare
il cavallo cade stremato in un avvallamento e Vasilij si rende conto di essere
ritornato al punto di partenza. Nikita dice a Vasilij di avere un inizio di
congelamento e di essere ormai rassegnato a morire. Vassilij allora toglie la
neve che ricopre Nikita e «si distende su di lui coprendolo non soltanto con la
sua pelliccia, ma con tutto il suo corpo caldo». Più tardi anche Vasilij si
accorge che gli si stanno congelando le estremità degli arti; ma ormai «lui non
pensava né alle sue gambe, né alle sue mani, ma pensava soltanto a scaldare il
meglio possibile il suo mužik che gli giaceva sotto». Finalmente Vasilij Andreič si rende
conto che la sua morte è vicina, ma non se ne dispiace perché sta ancora
riscaldando col suo corpo Nikita: Vasilij Andreič comprende ora il significato
dell'esistenza, sente di essere ormai libero dagli interessi terreni.
L'indomani a mezzogiorno alcuni contadini contadini troveranno Nikita ancora
vivo, sia pure con alcune dita dei piedi congelate, sopravvissuto grazie alla
protezione che gli aveva fornito Vasilij Andreič.
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