mercoledì 6 novembre 2013

Amore mio dolce, di Alda Teodorani



Raramente ho letto un libro come questo. Il parossismo violento della fine del rapporto d’amore, il sangue che imbratta ogni cosa e perfino il congiungimento carnale post mortem, non tolgono nulla alla carica di erotismo che percorre ogni frase della narrazione di Alda Teodorani.
L’onnipresenza del cioccolato, poi, rappresenta, e sottolinea, il desiderio inappagato, il bisogno di dare una continuità al rapporto erotico sostituito da quel frutto che possiede mille sfumature e mille modi di dare  un succedaneo di appagamento.
Non può essere un caso se l’ultimo rapporto non ha bisogno della cioccolata perché nel fare l’amore, nel penetrare la donna che si è finalmente trovata, si è arrivati a Dio.
Non sono un amante del noir e tantomeno della violenza comunque raccontatq, non sono nemmeno un ammiratore di CSI. Ma questo racconto ha una tensione e un lirismo erotico eccezionale che non ha niente di volgare, ma ci conduce in una ricerca dell’unione perfetta tra amore ed eros. Un percorso che ha fatto ognuno di noi con alterne fortune. Ogni volta il dolore sofferto per la sconfitta ha ucciso la donna o l’uomo con i quali abbiamo vissuto una tappa del nostro cammino. Talora abbiamo fatto l’amore con quell’essere che, dentro di noi era morto all’amore.
In questa metafora ho smesso di vedere uno di quei racconti trash che abbondano nella letteratura noir o nella narrazione filmica o televisiva, e ho visto il racconto delle nostre vite, scritto con una pulsione di voglia di vivere contagiosa.

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