venerdì 22 novembre 2013

Gli americani di Rabbato, di Luigi Capuana

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Uscito nel 1912, è forse il più “verista” fra i racconti del Capuana. Attraverso le vicende, peraltro a lieto fine, del piccolo protagonista Menu l’Autore affronta il tema dell’emigrazione dei contadini poveri del meridione verso le Americhe, e in particolare verso gli Stati Uniti, divenuta nell'ultimo Ottocento e nei primi anni del ’900 un fenomeno sociale di gigantesche proporzioni. L’emigrazione, agli occhi del disincantato scrittore – ben documentato sul fenomeno per averlo osservato con attenzione nella natia Mineo, la Ràbbato del romanzo – è prospettiva dura e magari dolorosa ma, in certe circostanze,  ineluttabile, e va possibilmente trasformata in una occasione di promozione sociale e culturale. È questo l'insegnamento che i lettori possono trarre dalla storia di Menu, emigrante volontario e persino entusiasta a New York, per un misto di infantile curiosità e desiderio di emulazione dei fratelli e dei compaesani;  la "Merica" non è però per lui una meta definitiva: egli ritorna infatti al paese natio, dopo aver visto e imparato tante novità e aver avuto a che fare, fra l'altro, con la malavita organizzata (la temibile "Mano nera"). Reduce dall'avventura americana durata un anno e mezzo, Menu si ritrova cresciuto umanamente e culturalmente; il suo tesoro di esperienza, cercherà di farlo fruttare a beneficio dei suoi compaesani, diventando maestro per insegnar loro un po' di "americanismo",  cioè di libertà e abilità imprenditoriale, apprese di persona.
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