Poeta premiato col Nobel alla letteratura, William B. Yeats
è conosciuto come uno dei migliori artisti irlandesi vissuti a cavallo tra la
fine dell'ottocento e i primi del novecento.
Grande appassionato di occultismo nonché del folklore
celtico, Yeats ha da sempre cercato di rappresentare e divulgare la cultura del
suo popolo interessandosi in modo particolare alla poesia e alla raccolta di
fiabe irlandesi.
L'antologia/romanzo La Storia di Red Hanrahan è una di via
di mezzo tra le due passioni dell'autore. Yeats propone le vicessitudini del
dotto poeta e paroliere Hanrahan, articolandole in sei brevi capitoli (alcuni
dei quali persino superflui) non sempre ben collegati tra loro. L'artista, un
tempo maestro e cantautore d'eccezione, si trova costretto a vivere da nomade,
trasferendosi di continuo per i boschi e le campagne d'Irlanda. Sull'uomo grava
infatti una maledizione subita la vigilia della notte di Samhain, per mano di
un misterioso vecchio, proveniente dalla Francia, dotato di poteri paranormali
(belle le descrizioni con quest'ultimo che ipnotizza, manovrando delle carte da
gioco, gli avventori di un'osteria). A seguito del maleficio, Hanrahan, sul
punto di sposare la sua amata (che non vedrà mai più), si trova a inseguire
nella foresta una lepre braccata da una muta di cani (generati dal sortilegio
del vecchio), perdendo un anno della propria vita volato via in un battibaleno
(si respira forte aria di stregoniera, peraltro con la presenza di quattro
vecchie poste a presidio di una ragazza di rara bellezza, ma schiava di un
sonno perenne). Yeats cita vagamente Carroll (Alice nel Paese delle Meraviglie,
Alice entra nel mondo fatato inseguendo un coniglio) trasferendo il suo personaggio
in una dimensione distorta che lo allontana dalla vita per un periodo che ad
Hanrahan sembra di una notte, ma che in realtà corrisponde a dodici mesi.
Sul poeta, da principio smemorato, iniziano così a circolare
strane voci: si mormora che su di lui gravi una maledizione e che la sua
presenza sia indice di sventure; intanto la sua amata si è sposata con un altro
uomo e la cosa non viene accettata dal poeta. Ferito nell'animo, Hanrahan si
trova a dover emigrare di continuo di paese in paese, trovando la consolazione
al pianto solo nel decantare canzoni ai quattro venti o a gruppi di giovani a
cui si manifesta in vesti di maestro. I concittadini, pur riconoscendogli
l'immenso talento, non vogliono avere troppo a che fare con lui (accettano di
sentirlo cantare ma nulla più), c'è persino che escogita stratagemmi per
sbatterlo fuori di casa, e di questo il povero Hanrahan se ne duole senza mai
infierire nonostante di lui si dica che "quando la gente della terra
d'Irlanda gli faccia male, lui conosca il modo di darle male per male".
Yeats condisce la storia (dai chiari contorni fiabeschi),
con spruzzate oniriche (poche, per la verità) e soprattutto con una massiccia
dose di malinconia (Hanrahan incarna l'archetipo del poeta romantico ma
maledetto, destinato alla sofferenza perenne). Non mancano stralci di poesia
(con musicalità delle parole penalizzata dalla traduzione), campo di elezione
dell'autore, ma alla fine, eccetto l'ottimo capitolo iniziale, la noia discende
presto a farla da padrona.
Epilogo tragico, con un Hanrahan, ormai vecchio, destinato
ad aver vita felice solo nell'aldilà, dove dominano gli spiriti del Popolo
Eterno.
Il volume è assai breve, anche in considerazione del formato
tascabile (15.50 cm * 10,50 cm), e si legge in poco meno di due ore. Nel
complesso si rivela piuttosto deludente, vista la firma apposta sul progetto,
anche se molto elegante nella prosa.
Tra i passaggi criptici il fulcro della vicenda (nonchè del
maleficio) ruota attorno ai semi delle carte manovrate dal vecchio a inizio
racconto: "Picche e Quadri, Coraggio e Potere; Fiori e Cuori, Conoscenza e
Piacere"; nonché alle frasi, dal vago sapore di una sentenza di condanna,
mormorate dalle quattro streghe - rappresentanti dei semi delle carte -
ignorate da Hanrahan nel suo viaggio all'inseguimento della lepre: "Non ha
alcun desiderio di noi; E' debole, è debole; Ha paura; Ha perso il senno.
Echtge, la figlia di Mano d'Argento, dovrà dormire ancora. E' un peccato, un
gran peccato!"
Nessun commento:
Posta un commento