In questo romanzo Tozzi cerca di recuperare, pur senza
rinnegare le sue precedenti innovazioni, uno stile e una forma più
tradizionali. Descrive un mondo di ansia, angoscia e paura determinato
dall'impatto con la realtà che è minacciosa, incombente, aggressiva.
È un mondo fatto di traumi, ferite sempre aperte, lesioni profonde della personalità.
I personaggi non ne hanno la cognizione, ma ne vengono influenzati e si
comportano illogicamente grazie a questi impulsi inconsci.
Il protagonista è Remigio, che alla morte del padre
riceve in eredità un podere, contesogli sia dalla matrigna che dalla vecchia
amante del padre. È essenzialmente la storia di un inetto che subisce la
crudeltà umana: Remigio infatti respinge il modello propostogli dal padre ma
non sa trovare una valida alternativa, per cui non riesce ad essere un buon
padrone, non sa comandare e farsi rispettare dai suoi sottoposti. Tutti sono
contro di lui perché secondo la loro ottica chi non sa amministrare è un
pericolo sociale e come tale deve essere allontanato il più presto possibile.
Alla fine, uno di loro, Berto, che lo odia apparentemente senza ragione, lo
uccide.
Nessun commento:
Posta un commento