venerdì 25 ottobre 2013

I giorni veri, di Giovanna Zangrandi


In questi giorni ho letto sui giornali quanto accade in alcuni licei romani, prima con l'invasione ripetuta di gruppi di giovani fascisti con l'atteggiamento passivo di dirigenti scolastici e professori, poi con l'allontanamento del presidio dell'ANPI. É di fronte a questi avvenimenti che sento il bisogno di ritornare alla memoria, di leggere qualcosa che mi ricordi chi siamo e da dove veniamo, che mi ricordi i nostri “giorni veri” e devo dire che trovare questo libro durante una delle mie ricerche mi ha colpito immediatamente e difficilmente avrei potuto trovare un titolo piú coerente con il mio stato d'animo.
Il libro é un diario dei giorni che vanno dall'otto settembre alla liberazione. Nella narrazione dell'autrice, una partigiana, nell'ambiente del Cadore, vicino al confine che i nazisti hanno innalzato dopo l'8 settembre 1943 per affermare l'appartenenza di Trento e Bolzano nel territorio del Reicht.
Non ci sono solo le annotazioni che, prima della nascita delle prime formazioni partigiane, separano gli italiani dalla gente del luogo, ma anche tutta la fase che porta alla formazione dei primi raggruppamenti partigiani e il loro collegamento all'interno e verso l'esterno.
Si parte dalle azioni, in collaborazione con i ferrovieri, per liberare i prigionieri che le tradotte portano al campo di smistamento di Bolzano. Oltre a questo c'é il soccorso verso i militari sbandati e, poi, a quelli che riescono a scappare dai campi di detenzione tedeschi. E, infine, tutta la narrazione della guerra partigiana come l'hanno raccontata tanti altri protagonisti di quei momenti.
Ho trovato interessante, inoltre, un'operazione molto stimolante dell'autrice é quella delle sue riflessioni sulla necessitá di una nuova grammatica della liberazione, di quello che avrebbe dovuto essere un nuovo mondo.
Credo che tutti dovrebbero sentire la necessità di riprendere un libro sulla resistenza e riflettere non solo sui sacrifici che hanno dovuto sostenere gli eroi di quegli anni ma anche, e soprattutto, su quei sogni che li motivavano a mettere in gioco la loro vita.

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