In questi giorni ho letto sui giornali
quanto accade in alcuni licei romani, prima con l'invasione ripetuta
di gruppi di giovani fascisti con l'atteggiamento passivo di
dirigenti scolastici e professori, poi con l'allontanamento del
presidio dell'ANPI. É di fronte a questi avvenimenti che sento
il bisogno di ritornare alla memoria, di leggere qualcosa che mi
ricordi chi siamo e da dove veniamo, che mi ricordi i nostri “giorni
veri” e devo dire che trovare questo libro durante una delle mie
ricerche mi ha colpito immediatamente e difficilmente avrei potuto
trovare un titolo piú coerente con il mio stato d'animo.
Il libro é un diario dei giorni
che vanno dall'otto settembre alla liberazione. Nella narrazione
dell'autrice, una partigiana, nell'ambiente del Cadore, vicino al
confine che i nazisti hanno innalzato dopo l'8 settembre 1943 per
affermare l'appartenenza di Trento e Bolzano nel territorio del
Reicht.
Non ci sono solo le annotazioni che,
prima della nascita delle prime formazioni partigiane, separano gli
italiani dalla gente del luogo, ma anche tutta la fase che porta alla
formazione dei primi raggruppamenti partigiani e il loro collegamento
all'interno e verso l'esterno.
Si parte dalle azioni, in
collaborazione con i ferrovieri, per liberare i prigionieri che le
tradotte portano al campo di smistamento di Bolzano. Oltre a questo
c'é il soccorso verso i militari sbandati e, poi, a quelli che
riescono a scappare dai campi di detenzione tedeschi. E, infine,
tutta la narrazione della guerra partigiana come l'hanno raccontata
tanti altri protagonisti di quei momenti.
Ho trovato interessante, inoltre,
un'operazione molto stimolante dell'autrice é quella delle
sue riflessioni sulla necessitá di una nuova grammatica della
liberazione, di quello che avrebbe dovuto essere un nuovo mondo.
Credo che tutti dovrebbero sentire la
necessità di riprendere un libro sulla resistenza e riflettere
non solo sui sacrifici che hanno dovuto sostenere gli eroi di quegli
anni ma anche, e soprattutto, su quei sogni che li motivavano a
mettere in gioco la loro vita.
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